Ieri finalmente ho visto Paradiso Amaro (The Descendants), il film con George Clooney che ha fatto incetta di premi e nomination in giro per il mondo. E' un bel film, ma ha anche molti difetti. Prima di iniziare con la mia analisi, vediamo un po' la trama. Matt King (Clooney) è un uomo ricco, discendente di una facoltosa famiglia hawaiiana. Durante la trattativa per la vendita della più grande proprietà di famiglia, la sua vita viene scossa da una tragedia. La moglie Elisabeth, dopo un incidente nautico, entra in coma irreversibile. Così, Matt si ritrova a dover gestire la situazione e badare alle sue figlie, Alexandra e Scottie, alle quali non ha mai dedicato molto tempo. A rendere le cose più difficili sarà la scoperta del tradimento della moglie.
Il film segna il ritorno alla regia di Alexander Payne, a sei anni di distanza dall'ottimo Sideways - In viaggio con Jack, ed è basato sul romanzo di Kaui Hart Hemmings "Eredi di un mondo sbagliato". Come premesso, il film presenta diversi difetti che indicherò di seguito. Il primo è senza dubbio la durata, eccessiva se si tiene conto della successione di eventi raccontati. I tempi sono dilatati, e alcune scene sono troppo lunghe. Questo, ovviamente, comporta un rallentamento del ritmo della narrazione. Un altro difetto è l'inserimento, nella storia, di personaggi, a mio avviso, superflui e poco funzionali, come, ad esempio, il compagno di Alexandra, Sid, che non arricchisce in alcun modo il film. Infine, a deludermi non poco è stata la regia, eccessivamente statica e a tratti fredda, quasi distante da quello che si sta cercando di raccontare. Bisogna, ovviamente, precisare che Payne non è mai stato un regista particolarmente estroso e dinamico dal punto di vista stilistico. Nonostante tutto, però, il film mi è piaciuto perché è decisamente sincero, struggente, commovente e, per certi versi, anche coraggioso. Trattare temi come il coma, il testamento biologico e l'eutanasia non è mai facile, e Payne lo fa con apprezzabile leggerezza, senza calcare troppo la mano. Sicuramente fiore all'occhiello del film è l'interpretazione eccellente di George Clooney, uomo ridicolo alle prese con la propria vita.
Nei suoi primi piani si legge la sensazione di inadeguatezza provata dal suo personaggio, Matt, un uomo comune raccontato nel suo momento peggiore, perso tra il dolore della perdita e la rabbia del tradimento. I suoi sguardi persi nel vuoto, gli scatti con la testa, tipici della sua recitazione, il modo di gesticolare, il modo buffo di correre, la capacità di riempire la scena con i suoi silenzi, fanno di Matt una delle sue migliori interpretazioni, giustamente premiata in diversi festival e concorsi. Ma l'elemento principale del film è il modo di vivere il dolore, condizione comune a tutti gli esseri umani. Chiunque abbia nella propria vita vissuto un lutto sa perfettamente che nessuno lo affronta nella stessa maniera nella quale lo farebbe qualcun'altro. E questo è raccontato molto bene nel film, sottolineando le reazioni diverse dei tre personaggi principali, Matt, Alexandra e la piccola Scottie. Interessante anche la capacità di combinare due generi molto distanti tra loro, come il melò, la commedia amara e il road movie. Il viaggio, elemento costante nella produzione di Payne, riesce a conferire una accelerazione nel ritmo, altrimenti, come detto in precedenza, eccessivamente lento. Molto belle anche le musiche e la fotografia. Devo ammettere, inoltre, che l'interpretazione di Shailene Woodley, star tv del telefilm "Vita di ua teenager americana", mi ha veramente colpito. Non la conoscevo, non avendo mai seguito la serie, ma è stata una piacevole sopresa.
Nel complesso, comunque, Paradiso Amaro è un film che merita sicuramente una occasione.
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