Si dice sempre che chi trova un amico trova un tesoro. Beh, niente di più vero se si pensa ai protagonisti di "Quasi Amici" (Intouchables in originale, nda), il film francese che ha sbancato al botteghino e conquistato la critica. Il film, scritto e diretto da Olivier Nakache e Eric Toledano, è ispirato ad una storia vera e racconta le vicende di un aristocratico francese, Philippe, divenuto tetraplegico dopo un tragico incidente, e di Driss, un giovane di colore proveniente dalle banlieue e assunto come suo badante. Due mondi a confronto, fatti di musica classica, arte e opera lirica da una parte, e Earth Wind and Fire e vita da strada dall'altra.
Intriso di una nostalgica ironia, il film ha tutte le caratteristiche della favola moderna. Un po' "Il principe ed il Povero", un po' "Canto di Natale". Paragoni azzardati, direte voi, ma vi assicuro che non è così. Usando il tono ed i tempi della commedia, gli autori riescono a trattare argomenti scomodi, difficili, come la disabilità, la solitudine, l'esclusione, il disagio sociale, la periferia, il lavoro, la pietà. La pietà è, a mio avviso, l'elemento principale. Quella che si cela negli occhi di chi guarda un disabile, e che il nostro amico Philippe non vuole più vedere. Ma anche quella che generalmente si rivolge a chi vive nel "ghetto", intrappolato in un mondo dal quale sembra impossibile venire fuori. Ma non deve essere per forza così. Nonostante tutto, si può sempre ridere, anche quando la vita non ti aiuta. Ed è quello che imparano i due protagonisti, a ridere della vita e di quello che si ha, perché c'è sempre tempo per cambiare.
Un film sull'amicizia, che sui titoli di coda ti fa venire voglia di prendere il telefono e chiamare il tuo migliore amico. Solo per parlare, e magari ridere un po' insieme.
Lo consiglio a tutti. Anche a chi non ha voglia di sorridere.
francesco ambrosino
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