mercoledì 21 marzo 2012

Awake: Sempre più convincente


Dopo la visione del pilot l'attesa per i nuovi episodi della serie è stata molto alta, come anche le aspettative. E posso affermare, dopo aver visto la seconda e la terza puntata, che ne è valsa la pena. La serie conferma tutto il suo potenziale, grazie alla miscela di dramma e poliziesco che riesce a coinvolgere sia a livello visivo che emozionale. 

Nel secondo episodio, intitolato "The Little Guy", il detective Britten indaga su due omicidi, uno in ogni realtà. In entrambe la vittima ha lo stesso nome, Bernard McKenzie, ma con le dovute differenze. Nella realtà in cui è sopravvissuto il figlio Rex, definita "verde" dagli autori, McKenzie è un medico esperto in fertilità; in quella in cui ad essere viva è la moglie, invece, è un senzatetto. Altro elemento condiviso è la definizione dell'assassino come "little guy", cioè persona minuta. Britten usa le informazioni che ha a disposizione in una realtà per risolvere il caso nell'altra, e viceversa. Purtroppo, il caso di omicidio raccontato in questo ha diversi precedenti in altre serie tv. Penso in particolare a Lie To Me e Fringe; in entrambi i casi, un esperto in fertilità utilizza il proprio sperma o mente sul reale donatore. Nonostante questo dettaglio, ovviamente non trascurabile, l'episodio è molto bello, coinvolgente e commovente. 
Come nel pilot, però, la parte più interessante del racconto è quella relativa alla sfera famigliare. In questo episodio la moglie di Britten, Hannah, scopre qualcosa di nuovo su suo figlio che la aiuterà a confrontarsi con la sua morte. Molto bella la scena nella quale si alternano Hannah e Rex alla guida della motocicletta davanti agli occhi di Michael. 
Nel finale, da sottolineare il grande colpo di scena, che mette tutto in discussione gettando un alone di mistero e di complotto sull'intera faccenda dell'incidente. 
Nel terzo episodio, intitolato "Guilty", l'attenzione viene spostata maggiormente sul caso di polizia, anche perché coinvolge, suo malgrado, Rex, rapito da un uomo evaso di prigione dopo dieci anni dal suo arresto, compiuto proprio da Michael e dal suo collego dell'epoca. 

Come negli episodi precedenti, le due realtà si intrecciano e Michael, questa volta, non può proprio permettersi di fallire. Non può rischiare di perdere suo figlio definitivamente. Il rapitore combina un incontro con Michael, dichiarandosi disponibile a rilasciare Rex in cambio del suo aiuto. Sostiene di essere innocente, ed ha bisogno di lui per smascherare il vero colpevole dell'omicidio per il quale è stato processato. Ma, durante l'incontro, interviene la polizia che uccide il rapitore. 
Michael non ha altra scelta. Deve parlare con il rapitore dell'altra realtà, ancora in carcere a scontare la pena. Riesce così a scoprire la verità. Fa arrestare il suo collega dell'epoca, vero colpevole dell'omicidio, e salva suo figlio. 
L'impatto emotivo è elevatissimo, al punto da mettere in secondo piano le pur legittime domande degli spettatori rispetto al finale dell'episodio precedente. 
Anche questo episodio comunque sottolinea il vero punto di forza della serie: la capacità di raccontare l'elaborazione del lutto, il dolore ed i sentimenti che si provano nel vivere senza la persona che si ama.   


E' una serie da vedere, da commentare, da condividere. Insomma, una serie da non perdere.




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