Ancora un altro episodio senza colpi di scena. Dopo aver fatto scattare la molla del mistero, relativamente alla doppia realtà nella quale il protagonista vive, gli autori continuano ad ignorare l'evoluzione del racconto privilegiando l'aspetto poliziesco alla base della serie. Ma con risultati altalenanti; infatti, le indagini che iniziano in una realtà ed influenzano quelle svolte nell'altra non riescono più a stupire, o a lasciare il segno. Ad emergere, ancora una volta, è l'aspetto emotivo, l'elaborazione del lutto che, in questo episodio, raggiunge la seconda fase: la rabbia. Quella che prova Rex, che finisce col fare a botte con il suo migliore amico per una racchetta da tennis rotta.
In questo episodio, Michael si ritrova ad indagare sul caso di una giovane donna, apparentemente suicidatasi gettandosi da una nave, e sull'omicidio di un uomo con problemi di droga. Filo conduttore tra le due realtà è Kate, ex baby-sitter di Rex, ora donna d'affari a New York in una realtà e tossicodipendente nell'altra. Insomma, niente di nuovo, anche perché il caso della settimana non è particolarmente interessante.
E questo alimenta sempre più la convinzione che invece di essere un detective, Michael poteva tranquillamente essere un chirurgo, un avvocato, un professore, uno scienziato, e non sarebbe cambiato nulla.
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